“ORIZZONTI A COLORI”

Interventi per la prevenzione della devianza e per il reinserimento sociale

di minori stranieri sottoposti a procedimento penale

 

 

1) PROBLEMATICA

La devianza dei minori stranieri è oggi in Italia un fenomeno rilevante e di dimensioni crescenti.

Lo sfruttamento o il coinvolgimento di questi minori in attività illegali (furti, spaccio di stupefacenti ecc.), l'ingresso nel circuito penale, la frequente recidiva rappresentano gravi problemi dal punto di vista della tutela dei diritti dei minori, in quanto questi bambini e adolescenti non possono godere di quei diritti fondamentali riconosciuti a tutti i minori dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo e dalla legislazione italiana (diritto allo sviluppo, all'istruzione, alla protezione dallo sfruttamento, dall'abuso e dalla violenza, alla non discriminazione ecc.).

In secondo luogo tale fenomeno ha effetti negativi sulla società d'accoglienza, non solo con riferimento ai soggetti che sono vittime dei reati, ma più in generale in termini di aumento dei sentimenti di insicurezza.

 

1) Alcuni dati

I minori stranieri rappresentano attualmente la maggior parte dei minori che entrano nelle strutture della giustizia minorile (Centri di Prima Accoglienza e Istituti Penali Minorili).

Si tratta in maggior parte di minori stranieri non accompagnati, ovvero minori che si trovano in Italia senza i genitori e che sono entrati in Italia clandestinamente, in alcuni casi portati da organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di minori a scopo di sfruttamento.

La nazionalità più rappresentata è attualmente quella rumena, che ha visto una fortissima crescita negli ultimi anni.

Tali dati, che caratterizzano in generale la realtà italiana, sono particolarmente evidenti nella realtà di Roma, che ha inoltre il numero più elevato di ingressi a livello nazionale (nel 2003 il totale degli ingressi nel CPA di Roma rappresenta il 28% del totale degli ingressi nelle strutture di Prima Accoglienza nazionali).

Nel 2003 sono entrati nel CPA di Roma 986 minori, di cui 805 stranieri, che costituiscono l'82 % dell'utenza. Il 36,2 % dei minori entrati in CPA (357 casi) è di nazionalità rumena.

I dati relativi all'IPM sono analoghi: nel 2003 sono entrati complessivamente 332 ragazzi di cui 269 stranieri (182 rom) pari all'81% dell'utenza.

Tab. 1 – Ingressi nel CPA e nell'IPM di Roma nel 2003

 

italiani

stranieri

Tot.

% stranieri sul Tot.

CPA

181

805

986

82%

IPM

63

269

332

81%

Per quanto riguarda i minori stranieri ai quali vengono applicate misure alternative alla detenzione o che vengono inseriti in “messa alla prova”, si registra un fallimento del percorso di reinserimento in circa la metà dei casi: spesso questi minori si allontanano dopo pochissimo tempo dalla comunità in cui sono stati collocati, e quindi non si riesce neanche ad avviare un percorso di reinserimento.

Va infine rilevato l'elevato recidivismo: molti dei minori stranieri che hanno fatto ingresso nel circuito penale, infatti, tornano a compiere reati.

 

2) Una breve analisi delle cause

La così elevata incidenza di minori stranieri sul totale dei minori entrati nel circuito penale e l'elevato recidivismo sono determinati da due principali ordini di fattori: da una parte, l'elevato rischio di devianza che caratterizza i minori stranieri, in particolare i non accompagnati; dall'altra parte, la difficoltà da parte del sistema della giustizia minorile ad applicare con successo ai minori stranieri quelle misure di reinserimento sociale previste dall'attuale ordinamento.

a) I fattori che favoriscono la devianza dei minori stranieri

Un primo fattore che favorisce l'ingresso di molti minori stranieri in percorsi devianti è la necessità e il desiderio di ottenere un guadagno in tempi brevi dopo l'arrivo in Italia. Molti di questi ragazzi, infatti, hanno bisogno di guadagnare per sopravvivere, in quanto si trovano in Italia da soli o appartengono a nuclei familiari in condizioni estremamente deprivate. Va poi considerato che la maggior parte di questi minori hanno fortemente interiorizzato i modelli consumistici propri dei paesi ricchi e, come gli adolescenti italiani, desiderano possedere vestiti alla moda, il cellulare ecc. Le attività illegali come lo spaccio e i furti rappresentano allora un modo facile e rapido per ottenere guadagni anche piuttosto elevati.

Un secondo fattore rilevante è la condizione di clandestinità: la mancanza di un permesso di soggiorno, infatti, fa sì che il minore non possa accedere a un lavoro regolare, e quindi sia più facilmente indotto a scegliere di svolgere un'attività illegale per guadagnare.

Un altro fattore importante è connesso alla più generale condizione psicologica e sociale in cui si trovano i minori stranieri non accompagnati: si tratta infatti di adolescenti che si trovano da soli, senza riferimenti parentali, in un paese straniero di cui non conoscono la lingua né la cultura e da cui spesso si sentono rifiutati. In queste condizioni, è facile che quando un minore entra in contatto con un gruppo deviante che gli offre una posizione e un ruolo, relazioni sociali e protezione, possa decidere di entrar a farne parte.

A questi elementi, si aggiunge una scarsa informazione dei ragazzi circa le opportunità di integrazione: molti minori, infatti, non sanno che possono ottenere un permesso di soggiorno in quanto minorenni o, se sono sfruttati, un permesso per protezione sociale; che hanno diritto di ricevere assistenza e protezione anche se sono clandestini; che possono andare a scuola e fare un percorso di integrazione che potrà consentire loro di restare in Italia regolarmente anche dopo i 18 anni ecc.

Infine, sembra che si stia rafforzando il ruolo delle organizzazioni criminali, che gestiscono il traffico di minori stranieri e che sfruttano il loro lavoro per ottenere facili guadagni.

b) La giustizia minorile

Il sistema della giustizia minorile incontra notevoli difficoltà nell'applicare ai minori stranieri, e in particolare ai minori non accompagnati e ai minori appartenenti a nuclei familiari irregolari, quelle misure di reinserimento sociale che vengono attuate per i minori italiani.

Tale difficoltà è determinata da una serie di fattori:

  1. L'assenza di un contesto familiare implica una mancanza di figure adulte di riferimento autorevoli che possano accompagnare il minore nel processo di recupero, e rende molto più difficile applicare misure alternative alla detenzione (prescrizioni in casa ecc.), con la conseguenza che i minori stranieri non accompagnati sono sottoposti a misure detentive con molta più frequenza dei minori italiani, oppure sono inseriti in comunità, da cui spesso si allontanano dopo brevissimo tempo. Gli operatori delle comunità, a causa dell'immediato allontanamento di questi minori, non riescono neanche a conoscerli e a definire con loro un progetto.
  1. La mancanza del permesso di soggiorno rende impossibile inserire il minore in un percorso di formazione professionale e di inserimento lavorativo, con la conseguente impossibilità di realizzare con successo un percorso di reinserimento sociale e di offrire al minore una concreta e reale opportunità di integrazione.

A sua volta, la difficoltà a ottenere il permesso di soggiorno durante la minore età e, soprattutto, dopo il compimento dei 18 anni, è determinata da una serie di ostacoli legali (la normativa è sotto molti aspetti poco chiara e lacunosa) e burocratici.

  1. Le differenze linguistiche e culturali e la limitata conoscenza del fenomeno da parte degli operatori fanno sì che, da una parte, gli operatori non riescano a comprendere pienamente le esigenze di questi minori e a trovare metodi efficaci per favorire la loro partecipazione a un progetto di reinserimento sociale. Dall'altra parte, i minori spesso non riescono a comprendere esattamente la situazione in cui si trovano, i rischi e le opportunità che hanno di fronte, e non trovano quel supporto di cui avrebbero bisogno per ridefinire il loro progetto migratorio. La mancanza di conoscenza da parte degli operatori risulta particolarmente rilevante per quanto riguarda i minori rumeni, in quanto si tratta di un flusso recente, e di cui in generale si sa pochissimo, non essendo ancora state effettuate valide attività di ricerca.

 

2) OBIETTIVI

A) Obiettivo generale:

Favorire la riduzione del numero di minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali e promuoverne il reinserimento sociale e l'integrazione, con particolare attenzione ai minori stranieri non accompagnati sottoposti a procedimento penale.

B) Obiettivi specifici:

  1. Offrire informazioni, orientamento e supporto ai minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali o comunque a forte rischio di devianza, sia attraverso il contatto sulla strada, sia nell'ambito delle istituzioni della giustizia minorile, per aiutarli a comprendere la situazione in cui si trovano e le opportunità e i rischi che hanno di fronte, e sostenerli nella ridefinizione del loro progetto migratorio e nell'adesione a un percorso di reinserimento sociale e integrazione.
  1. Sperimentare percorsi di reinserimento sociale e integrazione (regolarizzazione, scuola, formazione professionale, inserimento lavorativo ecc.) di minori stranieri inseriti in comunità di accoglienza in misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova, affinché i minori non si allontanino dalla comunità, aderiscano al progetto di reinserimento e concludano positivamente il percorso sia dal punto di vista penale che dal punto di vista del reinserimento sociale.
  1. Rafforzare la capacità del sistema istituzionale di affrontare la problematica della devianza dei minori stranieri, attraverso l'approfondimento della conoscenza sul fenomeno, la formazione degli operatori, il coordinamento inter-istituzionale, la sensibilizzazione delle istituzioni e l'elaborazione di un modello di intervento a partire dalle sperimentazioni realizzate.

 

3) ATTIVITA'

Saranno realizzate le seguenti attività:

In relazione all'Obiettivo 1:

a) Educativa di strada

b) Servizio di mediazione culturale presso CPA, IPM e USSM

In relazione all'Obiettivo 2:

c) Sperimentazione di percorsi di reinserimento sociale

In relazione all'Obiettivo 3:

d) Ricerca

e) Formazione degli operatori

f) Tavolo di coordinamento inter-istituzionale

g) Conferenze di presentazione del progetto e di sensibilizzazione

 

a) Educativa di strada

Sarà costituita un'équipe composta da due educatori dotati di una consolidata esperienza di lavoro con gruppi informali e con minori stranieri in condizioni di marginalità ; un consulente legale; due peer educators delle principali nazionalità cui appartengono i minori a rischio di devianza e che provengano da esperienze di devianza o marginalità .

I “peer educators” sono operatori che hanno caratteristiche analoghe e provengono dallo stesso tipo di esperienza e di contesto che caratterizzano i destinatari del progetto, ovvero minori o neo-maggiorenni stranieri provenienti da esperienze di marginalità e devianza, e che hanno poi compiuto o almeno iniziato un percorso di reinserimento. Dall'esperienza di lavoro con minori stranieri devianti o in condizioni di forte marginalità è infatti emerso che i soli educatori italiani o i mediatori culturali adulti che, pur provenendo dallo stesso paese, hanno linguaggi, norme e valori di riferimento completamente diversi, non riescono ad instaurare un dialogo e a costruire un rapporto di fiducia con questi minori, mentre il coinvolgimento di ragazzi che hanno esperienze, linguaggi e universi di significato analoghi si è rivelato estremamente efficace.

Il lavoro dell'équipe sarà integrato, ove necessario, dal contributo di un etnopsichiatra.

Tale équipe individuerà i luoghi informali in cui è possibile entrare in contatto con gruppi di minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali o comunque a forte rischio di devianza, quali piazze, vie o locali.

Gli operatori:

•  prenderanno contatto con i minori e cercheranno di instaurare con loro un rapporto di fiducia

•  cercheranno di indagare la situazione in cui i minori si trovano e di comprendere i loro bisogni, le loro aspettative ed i rischi ai quali sono sottoposti

•  offriranno loro ascolto e supporto e, ove necessario, faranno riferimento all'etnopsichiatra

•  forniranno informazioni sull'accesso ai servizi (sociali, sanitari, scolastici ecc.), ai percorsi di integrazione (regolarizzazione, inserimento lavorativo ecc.) e ai percorsi di protezione dallo sfruttamento (permesso per protezione sociale ex art. 18 T.U. 286/98 per stranieri che si trovano in situazione di sfruttamento)

•  forniranno consulenza legale

•  accompagneranno i minori che ne facciano richiesta alle competenti istituzioni (servizi sociali, sanitari, Questura ecc.)

•  inviteranno i minori a frequentare centri diurni di aggregazione

•  raccoglieranno dati quantitativi e qualitativi finalizzati al monitoraggio del fenomeno dei minori a rischio di devianza.

 

b) Servizio di mediazione culturale presso CPA, IPM e USSM

Sarà costituita un'équipe composta da quattro mediatori culturali delle principali nazionalità cui appartengono i minori a rischio di devianza e dotati di esperienza di lavoro in ambito penale minorile e con minori in condizioni di marginalità; tre peer educators delle stesse nazionalità; un etnopsichiatra. Il lavoro dell'équipe sarà integrato, ove necessario, dal contributo di un consulente legale. L'équipe lavorerà in strettissima collaborazione con gli operatori del CPA, dell'IPM e dell'USSM (Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni) e avrà un supporto psicologico.

Gli operatori dell'équipe svolgeranno un primo colloquio con i minori che entrano al CPA e successivamente seguiranno il minore con modalità differenti a seconda delle necessità e della misura adottata dal Magistrato (messa alla prova, collocamento in comunità come misura alternativa alla detenzione, collocamento in IPM, dimissioni dal CPA senza alcuna misura ecc.).

In particolare gli operatori:

•  cercheranno di instaurare un rapporto di fiducia con i minori

•  raccoglieranno la storia del minore per comprendere il contesto da cui provengono, le motivazioni dell'emigrazione, il progetto migratorio, il rapporto con la famiglia ecc.

•  aiuteranno il minore a comprendere la situazione in cui si trova dal punto di vista del procedimento penale e a valutare le alternative che ha di fronte

•  ove possibile e opportuno, favoriranno il contatto tra i minori e i familiari, anche nella prospettiva di un possibile rimpatrio assistito, adottato nel superiore interesse del minore

•  sosteranno il minore nel ridefinire il suo progetto migratorio e nel progettare il percorso di reinserimento sociale e integrazione

•  seguiranno, almeno nella fase iniziale, i minori inseriti in comunità in misura alternativa alla detenzione

•  forniranno ai minori in uscita dal circuito penale informazioni sull'accesso ai servizi (sociali, sanitari, scolastici ecc.) e ai percorsi di integrazione (regolarizzazione, inserimento lavorativo ecc.) e riferimenti sul territorio

•  faciliteranno la comunicazione tra i minori e gli operatori della giustizia minorile (operatori del CPA, dell'IPM e dell'USSM, giudici, forze dell'ordine ecc.) e degli altri enti interessati

•  aiuteranno gli operatori della giustizia minorile a conoscere e comprendere meglio i bisogni e le aspettative dei minori stranieri

•  raccoglieranno dati quantitativi e qualitativi finalizzati a monitorare il fenomeno dei minori che entrano nel circuito penale.

 

c) Sperimentazione di percorsi di reinserimento sociale

Sarà istituito un gruppo di lavoro costituito dagli operatori delle comunità che accolgono minori in misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova nella città di Roma, al fine di sviluppare un confronto sulle problematiche relative al reinserimento dei minori stranieri, individuare i bisogni ed elaborare proposte per la soluzione dei problemi emersi.

In una seconda fase, verranno individuati 20 minori stranieri (10 minori nei primi 12 mesi della sperimentazione e 10 nei successivi 12 mesi), sottoposti a misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova, e inseriti in tali comunità.

Questi minori saranno accompagnati nel loro percorso di reinserimento sociale: dall'ottenimento del permesso di soggiorno (e successivo rinnovo), all'iscrizione scolastica e in un corso di formazione professionale, dall'inserimento in un tirocino di formazione lavoro (con relativa borsa lavoro) alla stipula di un contratto di lavoro.

Due mediatori culturali e due peer educators lavoreranno presso le comunità in cui i minori saranno inseriti, al fine di sostenere i minori nella ridefizione del loro progetto migratorio e nella partecipazione al progetto di reinserimento sociale e integrazione, e supportare gli operatori delle comunità nella relazione con i minori.

Un operatore sosterrà gli educatori delle comunità nel reperimento delle risorse sul territorio (corsi di formazione, tirocini di formazione lavoro ecc.) e nei rapporti con le istituzioni.

Un etnopsichiatra fornirà consulenza psicologica.

Le modalità con cui sarà condotta tale sperimentazione potranno essere definite più specificamente solo in una seconda fase, successiva al confronto all'interno del gruppo di lavoro degli operatori delle comunità.

 

d) Ricerca:

Sarà condotta una ricerca su:

•  il fenomeno dei minori stranieri a rischio di devianza (con particolare attenzione ai minori rumeni) nella città di Roma

•  gli interventi adottati nella città di Roma per prevenire la devianza e favorire il reinserimento sociale dei minori stranieri

•  il fenomeno dei minori stranieri a rischio di devianza e gli interventi adottati in altre 3-4 città (es. Torino, Milano, Napoli, Firenze)

•  le cause della migrazione e del traffico di minori dalla Romania, i contesti di origine dei minori rumeni presenti a Roma e le opportunità di rimpatrio assistito in Romania nel superiore interesse del minore.

Per quanto riguarda la parte relativa alla realtà di Roma, la ricerca sarà condotta con le modalità della ricerca-azione, a partire sopratutto dai dati quantitativi e qualitativi raccolti dagli operatori nell'ambito delle attività di educativa di strada, del servizio di mediazione culturale all'interno del CPA, dell'IPM e dell'USSM e del lavoro con le comunità. La parte relativa alle cause della migrazione e ai contesti di origine dei minori rumeni sarà svolta in Romania, in collaborazione con Save the Children Romania.

La ricerca sarà finalizzata da una parte a migliorare la comprensione del fenomeno da parte degli operatori, affinché siano in grado di intervenire più efficacemente per affrontare la problematica della devianza dei minori stranieri, e dall'altra a sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica su tale tema. I risultati della ricerca saranno utilizzati nel seminario di formazione rivolto agli operatori [si veda Attività e)]. Sarà inoltre realizzata una pubblicazione contenente i risultati della ricerca, che sarà presentata pubblicamente a Roma nell'ambito della prima conferenza [si veda Attività g)] e verrà diffusa a livello nazionale presso le istituzioni e le organizzazioni che si occupano di tale tematica.

 

e) Formazione degli operatori

1) Sarà realizzato un primo seminario di formazione/auto-formazione, rivolto agli operatori direttamente coinvolti nel progetto (educatori, mediatori culturali, peer educators, consulente legale, etnopsichiatra; personale del CPA, dell'IPM, dell'USSM e delle comunità che fungeranno da referenti del progetto), finalizzato a:

•  condividere gli obiettivi del progetto e la metodologia da adottare

•  confrontarsi sulle problematiche emerse e sulle rispettive esperienze

•  conoscere esperienze sviluppate nell'ambito di interventi relativi ai minori stranieri devianti in altre 3-4 città (es. Torino, Milano, Napoli, Firenze), per trarre spunti e idee che possano essere applicate nella realtà di Roma.

 

2) Saranno successivamente realizzati due seminari di formazione rivolti ai responsabili e agli operatori

•  del CPA, dell'IPM e dell'USSM

•  delle comunità coinvolte nel progetto

•  del V Dipartimento del Comune di Roma

•  delle Forze dell'Ordine che entrano in contatto con i minori autori di reato

Il primo seminario sarà focalizzato sulla normativa internazionale e nazionale riguardante i minori stranieri non accompagnati, i minori trafficati e/o sfruttati e i minori stranieri sottoposti a procedimento penale; sulle dinamiche psico-sociali connesse alla prevenzione della devianza dei minori stranieri e al reinserimento sociale dei minori sottoposti a procedimento penale; sulle “buone pratiche” adottate in altre città per prevenire la devianza e favorire il reinserimento sociale dei minori stranieri.

Il secondo riguarderà invece i contesti di origine, le caratteristiche, i bisogni e le aspettative dei minori stranieri a rischio di devianza, con particolare attenzione ai minori rumeni.

Nell'ambito di tali seminari di formazione, saranno presentati i risultati della ricerca e saranno invitati a intervenire i mediatori culturali e i peer educators coinvolti nel progetto, operatori che lavorano in progetti simili in altre città italiane, esperti legali, etnopsichiatri, esperti provenienti dai paesi d'origine dei minori (in particolare la Romania ).

 

f) Tavolo di coordinamento inter-istituzionale

Sarà attivato un Tavolo di coordinamento inter-istituzionale per promuovere e coordinare gli interventi necessari a prevenire la devianza dei minori stranieri e a favorire il reinserimento dei minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali. Auspicabilmente, il coordinamento sarà formalizzato da un Protocollo d'Intesa.

Le Istituzioni coinvolte saranno:

•  Centro per la Giustizia Minorile di Lazio e Abruzzo

•  Comune di Roma

•  Tribunale per i Minorenni di Roma, Procura della repubblica per i Minorenni di Roma, Magistratura di sorveglianza, Giudice Tutelare presso il Tribunale ordinario di Roma

•  Questura di Roma

•  Comitato per i minori stranieri

•  Consolati dei principali paesi di provenienza dei minori sottoposti a procedimento penale

 

g) Conferenze di presentazione del progetto e di sensibilizzazione

Saranno organizzate due conferenze, finalizzate a presentare il progetto e i risultati raggiunti e a sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sul tema dei minori a rischio di devianza.

Alle due conferenze saranno invitate le istituzioni, le organizzazioni del privato sociale e la cittadinanza.

La prima conferenza sarà organizzata dopo circa un anno dall'avvio del progetto, a conclusione dell'attività di ricerca [si veda Attività d)], e sarà finalizzata a presentare pubblicamente il progetto e i risultati della ricerca.

Alla conclusione del progetto sarà poi realizzata una seconda conferenza per presentare i risultati ottenuti e il modello di intervento per la prevenzione della devianza e il reinserimento dei minori stranieri entrati nel circuito penale che sarà elaborato a partire dagli aspetti positivi e dagli elementi critici emersi nel corso del progetto .

 

4) RISULTATI ATTESI

1) In relazione all'Obiettivo 1. [Offrire informazioni, orientamento e supporto ai minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali o comunque a forte rischio di devianza, sia attraverso il contatto sulla strada, sia nell'ambito delle istituzioni della giustizia minorile, per aiutarli a comprendere la situazione in cui si trovano e le opportunità e i rischi che hanno di fronte, e sostenerli nella ridefinizione del loro progetto migratorio e nell'adesione a un percorso di reinserimento sociale e integrazione] si prevedono i seguenti risultati:

a) Educativa di strada:

•  alcune centinaia di minori riceveranno informazioni, orientamento e supporto da parte di un'équipe multidisciplinare e multiculturale (costituta da educatori, peer educators e un consulenti legale) in ambienti informali quali vie, piazze e locali

•  una parte dei minori contattati, grazie alle informazioni, all'orientamento e al supporto ricevuti, accederanno ai servizi (sociali, sanitari, scolastici), inizieranno percorsi di reinserimento sociale e integrazione (regolarizzazione, scuola, formazione professionale, inserimento lavorativo ecc.) e di protezione dallo sfruttamento e si allontaneranno o non si avvicineranno nuovamente ai percorsi devianti

b) Servizio di mediazione culturale presso CPA, IPM e USSM:

•  alcune centinaia di minori riceveranno informazioni, orientamento e supporto da parte di un'équipe multidisciplinare e multiculturale (costituta da mediatori culturali, peer educators e un etnopsichiatra) nell'ambito del CPA, dell'IPM e dell'USSM

•  una parte dei minori contattati, grazie alle informazioni, all'orientamento e al supporto ricevuti, aderiranno a percorsi di reinserimento sociale e integrazione e concluderanno positivamente il percorso, sia dal punto di vista del procedimento penale (conclusione positiva della messa alla prova o della misura alternativa, assenza di recidiva ecc.), sia dal punto di vista del reinserimento sociale (ottenimento del permesso di soggiorno, inserimento lavorativo ecc.)

•  la comunicazione tra i minori e gli operatori della giustizia minorile (operatori del CPA, dell'IPM e dell'USSM, giudici, forze dell'ordine ecc.) sarà migliorata grazie all'intervento dei mediatori culturali e dei peer educators

2) In relazione all'Obiettivo 2. [Sperimentare percorsi di reinserimento sociale e integrazione (regolarizzazione, scuola, formazione professionale, inserimento lavorativo ecc.) di minori stranieri inseriti in comunità di accoglienza in misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova, affinché i minori non si allontanino dalla comunità, aderiscano al progetto di reinserimento e concludano positivamente il percorso sia dal punto di vista penale che dal punto di vista del reinserimento sociale] si prevedono i seguenti risultati:

•  20 minori stranieri sottoposti a misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova saranno accompagnati nel percorso di reinserimento

•  la maggior parte dei minori seguiti resteranno nella comunità in cui sono stati inseriti

•  una percentuale rilevante del gruppo di minori seguiti concluderanno positivamente il percorso, sia dal punto di vista del procedimento penale (conclusione positiva della messa alla prova o della misura alternativa, assenza di recidiva ecc.), sia dal punto di vista del reinserimento sociale (ottenimento del permesso di soggiorno, inserimento lavorativo ecc.).

3) In relazione all'Obiettivo 3. [Rafforzare la capacità del sistema istituzionale di affrontare la problematica della devianza dei minori stranieri, attraverso l'approfondimento della conoscenza sul fenomeno, la formazione degli operatori, il coordinamento inter-istituzionale, la sensibilizzazione delle istituzioni e l'elaborazione di un modello di intervento a partire dalle sperimentazioni realizzate] si prevedono i seguenti risultati:

d) Ricerca:

•  sarà realizzata una ricerca sui minori stranieri a rischio di devianza, con una particolare attenzione ai minori rumeni, e la pubblicazione sarà diffusa a livello nazionale

e) Formazione degli operatori:

•  una sessantina di operatori della giustizia minorile e delle comunità di accoglienza saranno formati sul tema dei minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali

f) Tavolo di coordinamento inter-istituzionale:

•  sarà istituito un Tavolo di coordinamento inter-istituzionale e si raggiungerà un maggior coinvolgimento e coordinamento delle istituzioni competenti, formalizzato attraverso un Protocollo d'Intesa

g) Conferenze di presentazione del progetto e di sensibilizzazione:

•  gli obiettivi e i risultati del progetto e la problematica dei minori stranieri a rischio di devianza otterranno visibilità sui mass media

•  le istituzioni e l'opinione pubblica saranno sensibilizzate sulla tematica dei minori stranieri a rischio di devianza

h) Risultati attesi “trasversali” a più Attività:

•  gli operatori della giustizia minorile e delle comunità di accoglienza riusciranno a comprendere meglio i bisogni e le aspettative dei minori stranieri grazie al supporto e all'intervento dei mediatori culturali e dei peer educators

•  la collaborazione nell'ambito del progetto tra gli operatori di diversi enti (in particolare tra gli operatori di strada, gli operatori del CPA, IPM e USSM e gli operatori delle comunità) porterà a un consolidamento della rete degli operatori che lavorano con minori devianti

•  a partire dalle attività sperimentate nell'ambito del progetto, e dalla valutazione degli aspetti positivi e degli elementi critici emersi nella realizzazione di tali attività, sarà elaborato un modello di intervento per la prevenzione della devianza e il reinserimento dei minori stranieri entrati nel circuito penale, che potrà poi essere adottato come policy istituzionale nella città di Roma e, con i necessari adattamenti, anche in altre città italiane [si veda par. 12 “Monitoraggio, valutazione e diffusione dei risultati”]

 

5) INDICATORI

1) In relazione all'Obiettivo 1. [Offrire informazioni, orientamento e supporto ai minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali o comunque a forte rischio di devianza, sia attraverso il contatto sulla strada, sia nell'ambito delle istituzioni della giustizia minorile, per aiutarli a comprendere la situazione in cui si trovano e le opportunità e i rischi che hanno di fronte, e sostenerli nella ridefinizione del loro progetto migratorio e nell'adesione a un percorso di reinserimento sociale e integrazione]:

a) Educativa di strada:

•  numero di minori che sono stati contattati nell'ambito dell'educativa di strada e ai quali sono stati forniti informazioni, orientamento e supporto

•  numero di minori che, grazie alle informazioni, all'orientamento e al supporto ricevuti nell'ambito dell'educativa di strada, hanno avuto accesso ai servizi (sociali, sanitari, scolastici), hanno iniziato percorsi di integrazione (regolarizzazione, scuola, formazione professionale, inserimento lavorativo ecc.) e di protezione dallo sfruttamento e si sono allontanati dai percorsi devianti

b) Servizio di mediazione culturale presso CPA, IPM e USSM

•  numero di minori che sono stati contattati nell'ambito del CPA, dell'IPM e dell'USSM e ai quali sono stati forniti informazioni, orientamento e supporto

•  numero di minori che, grazie alle informazioni, all'orientamento e al supporto ricevuti nell'ambito del CPA, dell'IPM e dell'USSM, hanno aderito a percorsi di reinserimento sociale e integrazione e hanno successivamente concluso positivamente il percorso, sia dal punto di vista del procedimento penale (conclusione positiva della messa alla prova o della misura alternativa, assenza di recidiva ecc.), sia dal punto di vista del reinserimento sociale (ottenimento del permesso di soggiorno, inserimento lavorativo ecc.)

2) In relazione all'Obiettivo 2. [Sperimentare percorsi di reinserimento sociale e integrazione (regolarizzazione, scuola, formazione professionale, inserimento lavorativo ecc.) di minori stranieri inseriti in comunità di accoglienza in misura alternativa alla detenzione o dopo la conclusione pena, affinché i minori non si allontanino dalla comunità, aderiscano al progetto di reinserimento e concludano positivamente il percorso sia dal punto di vista penale che dal punto di vista del reinserimento sociale]:

c) Sperimentazione di percorsi di reinserimento sociale:

•  numero di minori sottoposti a misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova che sono stati accompagnati nel percorso di reinserimento

•  numero di minori che sono restati nella comunità in cui sono stati inseriti

•  numero di minori che hanno concluso positivamente il percorso, sia dal punto di vista del procedimento penale (conclusione positiva della messa alla prova o della misura alternativa, assenza di recidiva ecc.), sia dal punto di vista del reinserimento sociale (ottenimento del permesso di soggiorno, inserimento lavorativo ecc.).

3) In relazione all'Obiettivo 3. [Rafforzare la capacità del sistema istituzionale di affrontare la problematica della devianza dei minori stranieri, attraverso l'approfondimento della conoscenza sul fenomeno, la formazione degli operatori, il coordinamento inter-istituzionale e l'elaborazione di un modello di intervento a partire dalle sperimentazioni realizzate]:

d) Ricerca:

•  pubblicazione della ricerca sui minori stranieri a rischio di devianza, con una particolare attenzione ai minori rumeni

•  numero di organizzazioni presso cui la pubblicazione è stata diffusa

e) Formazione degli operatori:

•  numero di operatori formati sul tema dei minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali

•  numero di giornate di formazione realizzate

•  qualità degli interventi e del materiale formativo

f) Tavolo di coordinamento inter-istituzionale:

•  numero e livello delle istituzioni coinvolte nel Tavolo di coordinamento inter-istituzionale

•  formalizzazione del Protocollo d'Intesa

•  numero degli incontri del Tavolo di coordinamento

•  iniziative adottate nell'ambito del Tavolo di coordinamento

g) Conferenze di presentazione del progetto e di sensibilizzazione:

•  numero e livello delle istituzioni che hanno partecipato alle conferenze

•  numero di articoli e servizi pubblicati sugli obiettivi e i risultati del progetto e sulla problematica dei minori stranieri a rischio di devianza

 

6) DESTINATARI

1) Beneficiari diretti:

I minori stranieri sfruttati o coinvolti in attività illegali o comunque a forte rischio di devianza nella città di Roma e i minori stranieri che entrano nelle strutture della giustizia minorile (CPA e IPM) di Roma, con una particolare attenzione ai minori stranieri non accompagnati.

2) Beneficiari indiretti:

1. Operatori

•  del CPA, dell'IPM e dell'USSM

•  delle comunità in cui vengono inseriti minori in misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova nella città di Roma

•  del V Dipartimento del Comune di Roma

•  delle Forze dell'Ordine che entrano in contatto con i minori autori di reato

2. Istituzioni coinvolte nel Tavolo inter-istituzionale:

•  Centro per la Giustizia Minorile di Lazio e Abruzzo

•  Comune di Roma

•  Tribunale per i Minorenni di Roma, Procura della repubblica per i Minorenni di Roma, Magistratura di sorveglianza, Giudice Tutelare presso il Tribunale ordinario di Roma

•  Questura di Roma

•  Comitato per i minori stranieri

•  Consolati dei principali paesi di provenienza dei minori sottoposti a procedimento penale

 

7) METODOLOGIA

La metodologia adottata si basa sui seguenti elementi fondamentali:

  1. La tutela e promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, secondo quanto sancito dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989.
  2. Il riconoscimento che alle istituzioni compete la responsabilità primaria nella predisposizione degli interventi necessari a garantire i diritti dei minori.
  3. Il lavoro di rete tra i tutti i soggetti, pubblici e privati, impegnati sul tema dei minori stranieri nel circuito penale o a rischio di devianza.
  4. La multidisciplinarietà, intesa sia come considerazione di approcci diversi (giuridico, psicologico, sociologico ecc.) nell'analisi della problematica, sia come collaborazione tra figure professionali diverse.
  5. La multiculturalità e la mediazione linguistico-culturale, intendendo i mediatori come “ponti” che facilitano la comunicazione tra culture.
  6. La partecipazione dei minori e il loro coinvolgimento diretto nella realizzazione delle attività, in quanto soggetti attivi titolari di diritti e portatori di competenze.
  7. Una prospettiva di medio-lungo periodo anziché emergenziale.
  8. L'approccio sperimentale che, a partire da sperimentazioni su piccoli numeri, mira a definire modelli di intervento che possano poi essere adottati come policies istituzionali.

8) PARTNERS

Il progetto sarà realizzato in partnership con:

•  il Centro per la Giustizia Minorile del Lazio e Abruzzo

•  il Comune di Roma

•  la Casa dei diritti sociali

•  le comunità che accolgono minori in misura alternativa alla detenzione o in messa alla prova nella città di Roma.

Il Centro per la Giustizia Minorile di Lazio e Abruzzo ha espressamente richiesto a Save the Children Italia di realizzare in partnership un progetto finalizzato al reinserimento dei minori stranieri sottoposti a procedimento penale, con una particolare attenzione ai minori stranieri non accompagnati e ai minori rumeni. Le attività previste dal progetto rispondono alle specifiche richieste espresse dal CGM (formazione degli operatori, in particolare per quanto riguarda la realtà dei minori rumeni; sperimentazione di percorsi di reinserimento sociale; attivazione di un servizio di mediazione culturale presso il CPA, l'IPM e l'USSM ecc.). Il CGM si è inoltre impegnato a promuovere il Tavolo di coordinamento inter-istituzionale.

 

9) MONITORAGGIO, VALUTAZIONE E DIFFUSIONE DEI RISULTATI

Sarà istituito un Comitato di coordinamento costituito dalle organizzazioni partners, che sarà responsabile del coordinamento, del monitoraggio e della valutazione del progetto.

Per ciascuna Attività sarà individuato un referente, che sarà responsabile del coordinamento e monitoraggio degli interventi previsti nell'ambito di quell'Attività. Caiscun referente dovrà presentare ogni tre mesi al Comitato di coordinamento un report sulle attività realizzate, i risultati ottenuti e le problematiche emerse.

Il Comitato di coordinamento presenterà alla Fondazione Vodafone, al termine di ciascun anno dall'avvio del progetto, un rapporto annuale sulle attività realizzate, i risultati ottenuti e le problematiche emerse.

A conclusione del progetto sarà realizzata una valutazione complessiva, con l'ausilio di un ricercatore esterno, con l'obiettivo di individuare i risultati, gli aspetti positivi e gli elementi critici emersi nella realizzazione del progetto e definire un modello di intervento per la prevenzione della devianza e il reinserimento dei minori stranieri entrati nel circuito penale che possa poi essere adottato come policy istituzionale nella città di Roma e, con i necessari adattamenti, anche in altre città italiane.

La valutazione sarà condotta coinvolgendo gli operatori e i destinatari del progetto.

I risultati di tale valutazione saranno pubblicati in un rapporto finale, che sarà presentato pubblicamente a Roma nell'ambito della conferenza finale [vedi Attività g)] e sarà diffuso a livello nazionale presso le istituzioni e le organizzazioni che si occupano di tale tematica.

10) TEMPI

Data la rilevante complessità della problematica da affrontare e dell'intervento proposto, è necessario pensare il progetto in un orizzonte temporale triennale.

 

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