Progetto D.I.C.O

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Orientamento ed istruzione donne in carcere

Il progetto D.I.C.O. ha puntato all’attivazione della scuola media superiore presso le sezioni femminili del N.C.P. di Sollicciano, al fine di completare e qualificare l’offerta formativa presente presso quelle sezioni.

Nel primo trimestre 2003 la Fondazione Giovanni Michelucci, in collaborazione con il Comune di Firenze, ha programmato e realizzato la prima parte dell’indagine conoscitiva concernente le sezioni detentive femminili del Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano. Come previsto, l’indagine ha supportato le fasi di progettazione del Progetto D.I.C.O., finalizzato alla valorizzazione dei diritti di cittadinanza in situazioni di detenzione, con particolare riferimento al diritto allo studio e al diritto al lavoro. Obiettivo principale del progetto è stato il potenziamento dell’istruzione e della formazione in carcere, quale elemento centrale dell’attività trattamentale interna, nonché occasione concreta per quanti vogliano avviare percorsi alternativi all’esperienza penale.
Nello specifico il Progetto D.I.C.O. ha puntato all’attivazione della scuola media superiore presso le sezioni femminili di Sollicciano, completando e qualificando in tal modo l’offerta formativa presente presso quelle sezioni.
In una prima fase la Fondazione Michelucci ha potuto promuovere e realizzare alcune rilevazioni concernenti i bisogni formativi e la domanda di istruzione presso il reparto femminile. Contemporaneamente sono state ‘mappate’ le opportunità formative offerte dall’Istituto e dalle relativa rete di supporto (scuola, università, uffici per l’impiego, privato sociale, volontariato). Le indagini sono state realizzate da due ricercatori della Fondazione, l’uno con funzioni di coordinamento e l’altra con funzioni di tutor e di ricerca sul campo.
Queste prime rilevazioni, prolungatesi fino al maggio 2003, sono state condotte mediante l’effettuazione di colloqui in profondità con le donne che hanno accettato di parlare con la ricercatrice ed attraverso l’organizzazione di incontri di gruppo (presentazione del Progetto ed approfondimenti tematici). Gli incontri sono stati finalizzati a chiarire gli scopi dell’iniziativa promossa dal Comune di Firenze e a discuterne insieme i contenuti e le prospettive.
Le indagini compiute dal gennaio al maggio 2003 hanno mostrano che delle 87 donne presenti all’avvio delle rilevazioni, soltanto 18 hanno accettato di effettuare il colloquio con la ricercatrice, 30 si sono dichiarate non interessate all’iniziativa e 39 non hanno risposto all’appello.
Dopo la prima fase di lavoro, l’indagine è proseguita nei mesi dal giugno al settembre 2003, realizzando una seconda serie di colloqui in profondità con le donne presenti ed accompagnando il processo di definizione dell’Accordo di rete firmato dagli enti coinvolti nel Progetto D.I.C.O.: Comune di Firenze, Nuovo Complesso Penitenziario di Firenze Sollicciano, Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e Turistici ‘Sassetti-Peruzzi’, Centro Territoriale Permanente per l’Istruzione e la Formazione in età adulta (c/o Circolo n.1 di Firenze), Fondazione Giovanni Michelucci.
Durante questa seconda fase è stata promossa anche un’attività di orientamento e tutorato, finalizzata da un lato ad informare le donne sulle opportunità di studio e di formazione realizzate o promosse dal carcere e dall’altro ad accompagnare e sostenere le loro scelte.
In termini più generali la popolazione detenuta femminile evidenziava un’età media di 35-36 anni, le donne straniere superavano il 55% delle presenze ed i paesi maggiormente rappresentati erano la Romania, la Nigeria ed altri paesi dell’Est. Alla fine di maggio le madri con figli presenti in Istituto erano 5, di cui una di nazionalità albanese, una di nazionalità marocchina e tre del gruppo Rom. Dall’indagine risultava che la presenza media di donne Rom si attestava attorno all’10-12% della popolazione femminile detenuta.
A causa di problemi organizzativi interni al N.C.P. di Sollicciano, inerenti il trasferimento delle donne detenute iscritte in classi maschili – a causa del basso numero delle studentesse per cui non era ipotizzabile una classe interamente femminile- non è stato dato seguito all’attivazione di un corso di scuola media superiore per il reparto femminile dell’istituto.
MC

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