Autocostruzione e disagio abitativo

Print Friendly, PDF & Email

Una ricerca sulle esperienze di autocostruzione in Italia

La Fondazione Michelucci ha svolto un monitoraggio critico delle esperienze di autocostruzione a livello nazionale

Di fronte alla nuova e dirompente questione abitativa, le politiche di social housing che molti paesi stanno intraprendendo non si limitano all’offerta di alloggi in affitto per i ceti più poveri, ma comprendono anche forme innovative di accesso all’affitto e alla proprietà, insieme ad azioni che aumentino la sostenibilità ambientale delle abitazioni e promuovano la coesione sociale e la comunicazione interculturale.
L’autocostruzione può concorrere efficacemente a queste sfide poiché comprende tutti questi elementi: non è solo una risposta al bisogno abitativo, ma può utilizzare tecnologie e materiali a basso impatto ambientale per abitazioni ad alto risparmio energetico, e promuovere un senso di comunità tra i partecipanti.
Quello dell’autoproduzione edilizia è stato un tema fondamentale del rinnovamento della cultura abitativa che si è manifestato a partire dagli anni Settanta: un tema tuttavia rimasto lungamente ai margini delle esperienze di alloggio sociale di questi ultimi anni.

L’autocostruzione (così come l’autorecupero) può essere vista come una pratica che facilita l’accesso alla casa – ad esempio perché permette di abbassare i costi. E’ una pratica attiva e sociale di contenimento dei costi di accesso alla casa, che hanno assunto un carattere insopportabile per molte famiglie e che rispondono sempre più a logiche economiche e imprenditoriali piuttosto che alla capacità di rispondere a bisogni e priorità sociali. Sotto questo profilo, si tratta di verificare in quali condizioni e per quali tipi di domanda questa procedura realizzativa è possibile e opportuna, e quali gradi di socialità consente di realizzare. Ma all’autoproduzione edilizia si possono attribuire funzioni sociali di più vasta portata: essa è stata vista come una pratica sociale in grado di ridefinire il rapporto degli abitanti con la propria casa, a partire dal processo attraverso cui la casa viene prodotta, e per questa via una pratica capace di realizzare il controllo degli abitanti sul proprio habitat, di produrre tessuti di socialità, convivialità, inserimento sociale.

Ai temi dell’autocostruzione e dell’autorecupero la Fondazione Michelucci ha dedicato convegni e ricerche, oltre a un numero della rivista La Nuova Città (n. 7, luglio 2000) a tema ‘Esperienze innovative di accesso alla casa’.
Negli anni scorsi una importante esperienza di autocostruzione, la prima in in Toscana, è stata realizzata a S. Piero a Sieve dalla Cooperativa ‘Sperimentale 1’, che ha autocostruito 18 alloggi in 18 mesi di cantiere. Documentazione di questa esperienza è presente nel numero citato de La Nuova Città, e qui allegato come estratto nel file pdf.
La Fondazione Michelucci ha svolto un monitoraggio critico a livello nazionale di oltre 40 esperienze di autocostruzione, la cui versione sintetica si può scaricare da questa pagina web (Perche? l’autocostruzione.pdf).

Attualmente la Fondazione Michelucci è impegnata, insieme ad alcuni Comuni toscani, nella promozione di esperienze di autocostruzione.

sperimentale2


Altre sul sito:
Housing frontline. Modelli di inclusione socio-abitativa attraverso l’autocostruzione e l’autorecupero
Autocostruzione e autorecupero: costruire l’innovazione

CONDIVIDI