Spini di Gardolo a Trento nord

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Sperimentare la prossimità in un intervento di accompagnamento abitativo

Un’esperienza di accompagnamento abitativo in un nuovo quartiere di edilizia popolare nell’immediata periferia industriale a nord di Trento, attraverso il coinvolgimento dei suoi nuovi e vecchi abitanti e del tessuto sociale della Circoscrizione nel quale è inserito.

Nel settembre del 2004 la Fondazione Michelucci viene coinvolta dall’Amministrazione comunale di Trento in un intervento di accompagnamento abitativo riguardante l’inserimento di 126 nuove famiglie (circa 350 persone) all’interno di un quartiere di edilizia popolare, in località Spini di Gardolo nella periferia nord della città. La particolarità e la delicatezza dell’incarico riguarda soprattutto le inusuali caratteristiche dell’area del nuovo insediamento.
L’area Spini di Gardolo, collocata nella circoscrizione di Gardolo (12.000 abitanti) a nord del territorio comunale, prima borgo agricolo formato da masi sparsi, dagli anni Sessanta si connota essenzialmente per l’ intensa concentrazione di insediamenti produttivi diventando una delle principali aree industriali di Trento; nel frattempo il piccolo borgo inglobato fra fabbriche e capannoni prende sempre più le dimensioni di un piccolo insediamento caratterizzato però dall’assoluta mancanza di servizi. Al momento della realizzazione dei nuovi edifici popolari nella frazione esistono come unici servizi un bar e una trattoria, un panificio industriale in prossimità dell’abitato per alcune ore del giorno apre una vendita al dettaglio.
La viabilità della zona (non esisteva toponomastica) è inoltre fortemente congestionata a causa della presenza di strade percorse in maggioranza da anche dai mezzi industriali.
Di fatto, l’area con la forte crescita delle funzioni abitative, in una zona in cui l’aggregato originario precedente era di carattere rurale, a ridosso della massiccia zona industriale, costituisce una condizione di tipo metropolitano che si discosta, nelle forme dell’abitare, nell’organizzazione degli spazi e nella scala di vita quotidiana, dai caratteri tradizionali urbani.
L’insediamento di edilizia popolare in questione che pure presenta decorose tipologie si è formato più per crescita addizionale che sul modello del quartiere ‘autosufficiente’, della ‘città appena fuori della città’. I processi di costruzione di identità e appartenenza si mostrano in questo caso molto più lunghi con evidenti difficoltà di integrazione nella composizione sociale.
All’interno di questo quadro, il piano di accompagnamento degli inserimenti, rivolto principalmente (ma non solo) ai nuovi residenti che partivano da un rapporto di sostanziale estraneità rispetto al contesto, individua come naturale attuazione, la promozione (rivolta a tutti gli abitanti) di istanze di partecipazione per il miglioramento della qualità della vita del quartiere mutuate attraverso azioni di prossimità.
La strategia adottata per attuare questi obiettivi è stata appunto quella di individuare un progetto di intervento fondato sulla prossimità; una metodo che consente l’individuazione e la costruzione di percorsi capaci di innescare evoluzioni positive e virtuose in grado di interagire con la complessità delle relazioni e dei processi, rendendo più agevole la comunicazione fra soggetti appartenenti a culture o raggruppamenti sociali diversi, cercando di essere ‘dentro’ i problemi, costruendo e valorizzando dall’interno percorsi di autopromozione.
Negli allegati il dettaglio dell’intervento.
MC


Allegati:
Accompagnamento_e_prossimita .pdf
Rapporto_Spini_Gardolo.pdf

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